giovedì 23 dicembre 2021

I 150 ANNI DALLA NASCITA DI SANTA MARIA CHIARA NANETTI

  




    Siamo ormai prossimi al ricordo dei 150 anni dalla nascita di Santa Maria Chiara Nanetti (al secolo Clelia). Nata il 9 gennaio 1872, pochi mesi prima del disastroso evento della grande alluvione provocata dalla rotta del Po a Guarda ferrarese, la martire polesana sarà ricordata con apposite celebrazioni soprattutto nella diocesi di Adria-Rovigo, ove la sua memoria è particolarmente viva, avendo avuto i natali a Santa Maria Maddalena. Ma ad onor del vero il ricordo della Nanetti è pure vivo a Francolino dove la famiglia si fermò nel 1878 dopo molte peregrinazioni nel territorio di qua e di là dal grande fiume. Santa Maria Chiara Nanetti, ad ogni buon conto, lega la vicenda umana della sua famiglia pure a Cologna, paese di origine del padre Narciso (figlio di Nicola e di Lucia Stefanati), dove i Nanetti si stabilirono per alcuni anni e dove l’8 dicembre 1867, in località Carmignano, nacque il fratello Silvio. 

    Di solida formazione cattolica, la famiglia diede alla Chiesa i figli Silvio e Clelia. Il primo entrò nell’ordine dei Frati Minori in quel di Ferrara ed assunse il nome di Barnaba; la seconda lo seguì e dopo un incontro con le suore Stimmatine a Ferrara, entrò a 20 anni nelle suore Francescane Missionarie di Maria. Il 10 aprile 1892 vestì l’abito religioso prendendo il nome di Maria Chiara e si trasferì per il noviziato in Francia ai Châtelets. Il 13 novembre 1898 la Madre Fondatrice le comunicò che avrebbe fatto parte del gruppo di sette suore, destinate ad una missione in Cina. Il 12 marzo 1899 s’imbarcò insieme alle consorelle e dieci frati missionari con monsignor Fogolla per la Cina e arrivò alla meta finale di Tai-yuan. Al suo arrivo, il 4 maggio 1899, trovò ad attenderla il fratello Barnaba che, inviato in Cina nel 1893, era diventato Pro Vicario apostolico nel capoluogo del Shan-si. A Chiara e alle sue consorelle venne consegnata la cura e la conduzione dell’orfanotrofio femminile. Durante la sanguinosa rivolta xenofoba del 1900 vennero decapitati circa 30.000 cristiani. Padre Barnaba Nanetti riuscì a sfuggire al massacro trovandosi in località meno esposta. Ma le grandi sofferenze prodotte dalla persecuzione, le traversie, le fatiche che dovette affrontare a più riprese lo debilitarono nel fisico portandolo alla morte nel maggio 1911. 

    La sorella Maria Chiara dopo circa un anno di missione venne uccisa il 9 luglio 1900 a Tai-yuan durante le violenze scatenate dalla rivoluzione dei cosiddetti Boxers. In quella occasione, furono 26 le vittime del massacro: 2 vescovi, 3 missionari, 5 seminaristi, 9 fra domestici ed inservienti, e 7 suore, fra cui appunto Suor Nanetti. Papa Pio XII li volle Beati il 24 novembre 1946 mentre il giorno 1 ottobre 2000, anno centenario del loro martirio, accomunati ad un centinaio di altri martiri della Cina dei secoli XVII, XVIII e XIX sono stati proclamati “Santi” dal pontefice Giovanni Paolo II nella cornice del Grande Giubileo della Chiesa. 

    Chi volesse approfondire la vita e la testimonianza cristiana di Santa Maria Chiara Nanetti e del fratello Padre Barnaba può attingere a numerose pubblicazioni e scritti. Vorrei qui ricordare quelli del compianto Mons. Florindo Arpa, di Franco Teodori, di Lorenzo Zavalloni. Assai ben documentato quanto appare in “Una Santa tutta Missionaria. Maria Chiara Nanetti” in Quaderno n. 11 del CEDOC.SFR Ferrara, 2009 a cura di Adriano Mazzetti con un ottimo contributo di don Gabriele Fantinati, attuale arciprete di Ariano nel Polesine. Consiglio anche i testi di Enzo Tramontani apparsi sulla rivista diocesana di Ravenna “Risveglio 2000”, in particolare il libro “Tai-yuan, L’ora del sogno. Maria Chiara Nanetti nella Cina dei Martiri” (Ed. EMI, Bologna, 2000), e “P. Barnaba Nanetti. Fratello di una Santa Martire”, voluto dal parroco di Cologna don Rino Lotto, edito nel 2001 coi tipi della Soc. Artigiana per la Stampa di Ariano nel Polesine (Ro).

 

GIOVANNI RAMINELLI

Copyright 2021

sabato 8 maggio 2021

In memoria del Maestro Alfredo Zanellato, artista a tutto tondo.


 

Si sono svolte ad Ariano ferrarese oggi, sabato 8 maggio, le esequie del pittore Alfredo Zanellato. Ne scrivo con commozione avendolo avuto amico caro per lunghi anni, praticamente dalla fine gli anni 70 del Novecento allorché si gestiva con lui, con la scultrice Rita Da Re, con il critico d’arte del Carlino Antonio Caggiano e con l’indimenticabile don Franco Patruno gli appuntamenti annuali del Premio di Pittura Estemporanea “Campanile d’Oro”. Un premio fortemente voluto e sostenuto a Serravalle dall’allora parroco abate don Giovanni Camarlinghi e dal presidente del Comitato Fiera Roberto Tarroni. Quel Premio portò la parrocchia a dotarsi di tele di artisti noti e meno noti con cui nacque la Pinacoteca Parrocchiale di Arte Contemporanea. Non solo, donò una sua interpretazione della chiesa e del campanile con cui si realizzò la copertina del mio libro del 1980 sulla storia del nostro paese. Alfredo era già, in quegli anni, un artista a tutto tondo, affermato e conosciuto non solo in Italia ma anche a livello internazionale. Aveva vinto il primo premio alla European Art di New York nel 1962, cui seguirono mostre in Russia, in Australia, in Nuova Zelanda in Romania, in Jugoslavia, in Francia.  Già dal 1955 partecipò a collettive nelle principali città italiane con presentazioni e lusinghiere attestazioni di merito di Balestrieri, Prete, Portalupi, Spinelli, Brindisi, Quilici-Buzzacchi, Breddo, Tieto, De Grada, Giuliani Oltre duecento i premi di rappresentanza e di acquisizione, oltre ad una quarantina di primi premi. Fra i riconoscimenti più prestigiosi la Medaglia d’Oro del Presidente della Repubblica e quella della Presidenza del Consiglio dei Ministri. Pittore che ha rappresentato il Polesine, la quotidianità, senza dover ricorrere a linguaggi privilegiati ma con uno stile caldo, personalissimo, accattivante segno di un raggiunto equilibrio tra le cose reali e l’idea di amore per l’umanità e per la vita, Zanellato ha esposto anche al Palazzo dei Diamanti in Ferrara e, recentemente, con una magnifica personale presentata dal comune amico Giuliani Galeazzo nelle sale del Castello Estense della Mesola. Ritratti di una quotidianità con volti puliti, ancora emergenti da una civiltà contadina mai consegnata in alcuna sua tela alla retorica e alla nostalgia, Alfredo ce li ha offerti anche nelle poesie. Sì, anche la poesia, quella che potremmo scrivere con la P maiuscola, codificata in versi gradevolissimi e toccanti nella bellissima pubblicazione del 1997 “Parole & Immagini”, corredata da tante riproduzioni di sue opere, con una prefazione di Ottorino Stefani e un ottimo saggio critico di Renzo Biasion. In una bellissima poesia dedicata alla moglie, conclude la composizione scrivendo: “E se dovessi un giorno/al passo della vita cedere, /chìnati a sollevarmi/ e chiedimi se ancora/ vivo per te”. Zanellato vive nelle sue opere, nei suoi versi, soprattutto vive nel ricordo e nell’affetto dei famigliari e di quanti hanno avuto il privilegio di averlo per amico. Ciao, Alfredo!

Giovanni Raminelli

Copyright 2021

 

lunedì 8 febbraio 2021

Il nuovo libro di Giovanni Raminelli sulle famiglie di Berra e Fossasamba nel periodo 1787-1808.


Ancora un interessantissimo lavoro di ricerca storica del Dott. Giovanni Raminelli ha visto la luce proprio in questi giorni. Si tratta di un libro in formato A4 di quasi 90 pagine che reca un titolo esplicativo del suo contenuto: “Famiglie di Berra e Fossasamba dall’anno 1787 al 1808 negli stati d’anime conservati nell’Archivio della Chiesa Parrocchiale di Villanova Marchesana (Rovigo)”.  Berra e la vicina località di Fossasamba erano parte della parrocchia di Villanova e tali rimasero fino al passaggio dalla diocesi di Adria a quella di Ravenna nel triennio 1818-1821. Raminelli ci presenta lo stato demografico del lungopò berrese con una miriade di dati e di rimandi alle situazioni territoriale, religiosa ed abitativa con la possibilità di un confronto fra i dati del 1787 e quelli del 1808. Il testo è corredato di alberi genealogici, elenchi, annotazioni storiche e trascrizioni di documenti attinenti la vita delle genti di qua e di là dal Po. La pubblicazione riporta notizie e dati sulla composizione di numerosissime famiglie molte delle quali ancora insediate nella zona. Eccone un elenco: ALBIERI, ANDREOTTI. ARMARI. BALLARINI. BARUFFA. BATTAGLIA. BECCATI. BERGAMINI. BIGANI. BIOLCATI. BISI. BOMPANI. BONINCONTRI. BRANCALEONI. CAGNOTTI. CANETTI. CANIATTI. CAPATTI. CASTAGNARI. CASTELLANI. CATTANI. CAVALLARI. CAVECCHIA. CESTARI. CHIARATI. COLLA. CORNETTI. CREPALDI. CURINA. DAINESI. DOATTI. DUO’. FABRI. FELLISATTI. FERRO. FINOTTI. FORECHI. FRANCHI. GALETTI. GAMBONI. GARENTI. GHIRARDI. GIOVANNINI. GRANDI. GRASSI. GUARNIERI. LUISARI. LORENZETTI. MANTOVANI. MARZOLA. MASIERI. MATTIOLI. MAZZOCCHI. MISSOLI. NEGRINI. NICCHIO. NOCENTI. NOVI. PAGANINI. PAMPANI. PASQUALI. PAVANI. PERDOMI. PILLAN. PIVA. PIVANTI. POCATERRA. POLLESENANI. POZZATI. PREVIATI. RADINI. SIVIERI. SPADONI. STEFANATI. TRONCONI. TUMIATTI. VALLI. VERONESI. ZAGATI. ZAMBAGLIA. ZANELLA. ZERBINI

Non va dimenticato che l’avere a disposizione i registri degli Stati d’anime conservatisi nel tempo risulta indispensabile ai ricercatori e agli studiosi di storia locale per ricostruire l’assetto demografico di una comunità o di un intero territorio. Raminelli, da ottimo genealogista ha voluto protrarre il suo sforzo per consentire un soddisfacente cammino di conoscenza a chi è desideroso di andare alla ricerca delle proprie origini, consultando i tanti alberi genealogici ricavati dall’esame dei registri canonici. D’altra parte va sottolineato che un adeguato utilizzo dell’indagine storica può condurre a ricostruire e tramandare le origini familiari, le discendenze e i legami di parentela. Questa preziosa ed unica ricerca ricerca può fornire conoscenze circa l’evoluzione della onomastica e aiutare a ricostruire collegamenti e legami con altre famiglie, talune estinte, altre emigrate in regioni lontane da quella di origine se non addirittura all’estero, ma altre magari ancora presenti in una limitrofa area geografica. Inoltre, avendo a disposizione altri documenti, è stato possibile al Dottor Raminelli realizzare una descrizione di matrimoni celebrati dal 18 aprile 1803 al 28 luglio 1806, specificando che alcuni riti si svolsero nella parrocchiale di Villanova Marchesana, altri negli oratori di Canalnovo e della “Chiesuola metà Ferrarese e metà Veneziana”, altri ancora nelle chiesette di Fossasamba e di Berra. Insomma un libro indispensabile per conservare la memoria storica della zona, un libro in sole 150 copie numerate e firmate dall’Autore che, in attesa della presentazione ufficiale (restrizione pandemica permettendo) possono essere reperite e/o richieste a Raminelli. Chi fosse interessato può mettersi in contatto con l’Autore scrivendo all’indirizzo mail   historicus@outlook.it

 

Zan.Di.Pac.

 

giovedì 26 novembre 2020

Il comunicato dell'Amministrazione Comunale di Riva del Po circa il nuovo libro di Giovanni Raminelli

 

Comune di Riva del Po

(Ferrara)

 

È con grande piacere che l’amministrazione di comunale di “Riva del Po” ha concorso alla pubblicazione di questo interessante lavoro di meticolosa ricerca storica dell’amico e concittadino Giovanni Raminelli grande cultore della nostra storia locale.

Un territorio nuovo, che così come è articolato nella sua estensione, abbraccia una serie di vicende ed episodi importanti della storia di Ferrara è della sua provincia come appunto la rivolta degli insorgenti contro i Francesi di Napoleone.

La figura del mugnaio colognese Valeriano Chiarati meritava da diverso tempo un approfondimento sulla vita e la storia di questo personaggio che di fatto divenne il capo della rivolta nel 1799.

Giovanni Raminelli, con questo suo importante lavoro, riesce a darci un quadro esauriente di questa vicenda con un grande lavoro di ricerca che lo ha impegnato per diversi anni. Un approfondimento storico che colma una lacuna di studi e ricerche su questo importante periodo della storia d’Italia con particolare interesse al nostro territorio. Il volume poi è ricco di precisazioni, di aneddoti e brevi biografie di personaggi storici che hanno avuto parte nella vicenda.

Diversi volumi verranno distribuiti alla scuola secondaria di primo grado di Berra in modo da consentire ai più giovani di approfondire con i loro insegnanti questa vicenda che ha caratterizzato la storia delle nostre comunità

L’amministrazione comunale di Riva del Po, come del resto, le due precedenti amministrazioni dei comuni di Berra e di Ro hanno sempre incoraggiato lo studio della storia dei propri territori e comunità. Per tanto, quest’opera s’inserisce nell’importante solco di ricerca e di recupero della nostra memoria fin qui tracciato.

Questo lavoro, ben si adatta ed integra quanto fatto dall’ex comune di Ro sulla vicenda della civiltà rurale e fluviale legata ai mulini natanti, così ben descritti nel fondamentale romanzo del grande Riccardo Bacchelli, a cui è dedicata l’area golenale di Ro, dove è ancorata una storica riproduzione di un mulino galleggiante. Inoltre la biblioteca comunale di Ro è a lui intitolata.

Nonostante questo momento difficile che stiamo attraversando siamo convinti che pubblicare questo lavoro di recupero della nostra memoria storica sia un contributo importante a cementare con il richiamo ad una memoria comune il passato, il presente e il futuro di questa nuova comunità.

 

Novembre 2020

Amministrazione comunale Riva del Po

lunedì 9 novembre 2020

IL NUOVO LIBRO DI GIOVANNI RAMINELLI SULLA FIGURA DELL' "Insorgente" VALERIANO CHIARATI.


 

Con il patrocinio del MIBACT, dell’Istituto di Storia Contemporanea di Ferrara e il contribuito del Comune di Riva del Po è fresco di stampa il saggio di ricerca storica del Dott. Giovanni Raminelli “Valeriano Chiarati – Insorgente”. Il libro è frutto di una lunga e meticolosa ricerca che Raminelli ha condotto anche su documenti inediti e di prima mano, una interessante serie di fonti che hanno consentito all’Autore di tracciare una ben definita linea interpretativa della figura del mugnaio colognese. Chiarati guidò la rivolta antifrancese del marzo-aprile 1799. Il saggio, che contiene appunti e considerazioni sul triennio giacobino (1796-1799) ha pure riflessioni ben calibrate di Raminelli tese ad offrire uno spaccato esauriente e definito della realtà sociale, economica e politica di quegli anni. Non solo, poiché l’Autore protende lo sguardo indagatore fino al fenomeno del brigantaggio del 1809 col conforto, come si diceva, di una documentazione ampia e col riferimento ad una ricchissima bibliografia. Il testo è aperto dalla presentazione a firma dell’attuale sindaco di Riva del Po Dr. Andrea Zamboni, seguita da una colta prefazione dello storico e bibliotecario Dr. Alberto Astolfi. Il municipio di Riva del Po farà avere copia del volume a tutte le biblioteche pubbliche della provincia di Ferrara e ne farà dono agli studenti della locale scuola media di primo grado. Date le restrizioni del momento a causa della pandemia non è stata fissata la data della presentazione ufficiale del volume nel corso della quale appassionati di storia locale, studiosi e cittadini potranno averne copia.

(Zan. di Pac.)

martedì 6 ottobre 2020

Cesare Grandi, il Fiume, la Bonifica, il Ponte. (ed, La Torre - Torino) - UN LIBRO DAVVERO INTERESSANTE

 



Esce in questi giorni, ma avrà presentazioni in vari luoghi ed in tempi diversi, il libro edito da La Torre nella Collana Etnopharma (Torino) opera di Cesare e Maurizio Giovanni Grandi. Un testo che ripercorre, insieme con la storia del territorio del lungopò di Ariano e Serravalle, nella località Valline, la storia della famiglia Grandi. Un libro di 232 pagine, ben illustrato e gradevole nelle varie sezioni che parlano di luoghi, personaggi, situazioni. Un poderoso riferimento con buona e valida documentazione pure all'eccidio di Ponte Albersano, di cui si celebreranno i 120 anni nel 2021 anche attraverso queste belle e interessanti pagine. Il libro contiene una mia Prefazione, che sono onorato di aver redatto e che porto a conoscenza attraverso questo blog.

Ho accolto di buon grado la cortese richiesta del Prof. Maurizio Grandi di esporre alcuni pensieri in relazione al testo sulla sua famiglia e sulle vicende del nonno Cesare: quasi una epopea, scritta con encomiabile impegno e con il giusto trasporto emotivo, che tuttavia non inficiano la corretta impostazione storica, sociale e territoriale del libro. La memoria, inquadrata nei contesti che ne significano doverosamente il valore, aiuta a delineare, senza zuccherose nostalgie, gli aspetti più ragguardevoli delle vicende singole così come di quelle familiari e comunitarie, tutte protese a insegnare che la vita non scorre invano. Il passato infatti aiuta a capire come siamo stati, e non rifugge dal farci intendere a quali mete possiamo aspirare.

Il lettore si renderà conto, fin dalle prime pagine, che l’intento era quello di far comprendere come le radici affondino nella memoria. Di qui il largo spazio dedicato alla storia antica ed anche a quella più a noi vicina, fino alle bonifiche estensi e a quella ultima, ormai a fine Ottocento dopo il disastro della rotta del Po a Guarda. Così come i toponimi di luoghi e possessioni agricole, ed anche gli spostamenti stagionali, le transumanze. Ben si capisce che lo scopo, come s’è detto poc’anzi, non è solo quello del fermare nostalgicamente i ricordi, ma quello della tensione a far intendere che il futuro può essere più consapevole e migliore per tutti solo riuscendo a coltivare e a fortificare le nostre radici. In fin dei conti sta tutto qui l’intento del libro: esercizio importante, direi fondamentale, che ha animato il Prof. Grandi nella salvaguardia della memoria dei luoghi e della sua famiglia nella concomitante e contestuale ricerca della comprensione degli avvenimenti.

Insomma un intento etico che si spinge oltre quello didascalico, della narrazione e della annotazione bibliografica ed archivistica.

In tale operazione, condotta con lodevole tenacia, si è inquadrata la “storia” nella “Storia”. In buona sostanza qui si è posta attenzione con acribia a quella Storia, che scriviamo con l’iniziale maiuscola, e che può essere tale non solo con re e imperatori, con presidenti e dittatori, con generali, truppe, guerre, pestilenze, e con le trasformazioni economiche e sociali, bensì con l’apporto sempre dignitoso, indispensabile ed unico degli “umili”, talora a torto definiti “i senza storia”.

Mi sia permesso poi evidenziare un altro aspetto. Questo testo è completo ed esauriente perché in esso è presentato lo scorrere del tempo in un’area di grande interesse come quella deltizia, suggestiva ma ancora oggi conosciuta più nella sua evoluzione geomorfologica che in quella umana, politica, economica e religiosa.

Gli abitanti di queste lande ferraresi, in relazione alle tante vicende politiche ed economiche, sono stati protagonisti di fatti determinanti, suffragati purtuttavia da sofferenze e fatiche indicibili. Mi piace qui citare, fra le tante opere meritevoli di attenzione, il bel romanzo di Massimo Felisatti e Marco Leto, O dolce terra addio (Rizzoli, 1987), dove pure si parla delle zone della bassa ferrarese e dei tragici fatti di Ponte Albersano del 1901 nel complesso panorama rappresentante l’epopea di famiglie contadine che dopo tenaci lotte, volte a difendere i diritti dei miseri, furono obbligate a emigrare per sfuggire agli spettri della disoccupazione, della sottoccupazione, della fame, della miseria, dell’analfabetismo. Così come si fuggì, nel novembre 1951, dal Polesine invaso dalle acque della rotta del Po a Occhiobello. Ed ancora, l’abbandono delle campagne per riversarsi nel triangolo industriale negli anni del “boom” economico.

Il Po, il fiume che ha segnato la vita di generazioni, qui è ancora padre e padrone. Più in particolare il ramo ora detto di Goro, ma sempre chiamato nei secoli scorsi “Po d’Ariano” e ancora oggi, popolarmente, il “Po piccolo”, sulla cui sponde destra, in quel lembo di terra, fra Serravalle e Ariano ferrarese, sta la zona “Valline”, culla e feudo della famiglia Grandi, che alcuni secoli or sono i notai e i funzionari civili e i sacerdoti di qua e di là dal Po identificavano come terra “a latere Serravallis” (dal lato di Serravalle).

La presenza di un corso d’acqua ha sempre costituito per l’uomo un valido motivo per collocarvi appresso i propri insediamenti, teatri di vicende singole e comunitarie significative. Infatti questo libro del prof. Grandi segnala come molti, in seguito a ripetuti avvenimenti, territoriali e politici, si siano sottratti con caparbietà ad una posizione di marginalità umana nella quale le genti di questa parte d’Italia sono state confinate per secoli. Campagne prede di paludi mefitiche. Acque stagnanti periodicamente ambienti di vita ideali per canna palustre e paviera. Grazie a chi è rimasto, questi luoghi hanno lasciato il posto a campi feraci e le terre redente dalle bonifiche, prima naturali poi meccaniche, accolgono ora piantagioni intensive e colture all’avanguardia: segni di una agricoltura sempre più moderna ed economicamente più evoluta.

L’augurio sgorga spontaneo: questo testo deve essere letto e meditato. Lo dico da amante e ricercatore di storia locale, ben consapevole che, quando si scrive di una famiglia tentando di illustrarne le vicende segnate da ricordi e dal dipanarsi degli anni, l’azione può essere sbrigativamente liquidata come semplice opera di recupero. Non è così, o meglio: non è sempre così. Il testo del Prof. Grandi deve essere letto e meditato, soprattutto dai giovani. Essi devono guardare a chi li ha preceduti, a chi è vissuto prima, con la consapevole speranza che il passato non è mai chiuso per sempre.

Il passato è appena dietro l’angolo delle nostre frenesie quotidiane e vuole essere conosciuto. Lo vuole perché solo così può aiutarci a definire la nostra attuale identità.

Per progettare e vivere serenamente il futuro di tutti e di ciascuno. 

Serravalle (Ferrara), 14 giugno 2020

GIOVANNI RAMINELLI

lunedì 5 ottobre 2020

"Note di un viaggio in Brasile" - Presentato il 2 ottobre il libro di don Carlo Maran

 In 76 pagine sta il libro “Note di un viaggio in Brasile” che don Carlo Maran ha presentato ieri sera, venerdì 2 ottobre, nella sala “Flora Manfrinati” della parrocchia di Serravalle, in occasione della giornata di apertura dell‘Ottobre Culturale Serravallese, organizzato dall’Associazione Palio Serravalle. Don Maran è stato parroco-abate di Serravalle dal febbraio 1985 al novembre 1992.

 Prima di lasciare l’impegno parrocchiale per recarsi in Brasile quale missionario “Fidei Donum”, volle trascorrere un mese in quella realtà che poi lo avrebbe visto pastoralmente impegnato.

 Il libro, agile e ricco di illustrazioni provenienti dal ricco archivio fotografico attuato dal sacerdote nel corso della sua esperienza brasiliana, è stato presentato da Giovanni Raminelli, che ha collaborato con l’autore per la redazione prestampa e con una interessante presentazione.

 Davanti ad un pubblico attento e partecipe, Raminelli ha sottolineato la dimensione cristiana e umana dell’impegno missionario, specialmente in una realtà difficile come è quella del Brasile e di alcune altre nazioni dell’America del Sud.

 L’autore ha poi dialogato con Raminelli, tracciando un quadro decisamente concreto e, a tratti, preoccupante della presenza dei cattolici in Brasile. Ha poi risposto ad alcune domande relative a situazioni salienti dal punto di vista umano, sociale e religioso nelle zone visitate, in particolare la diocesi di Marabà.

 Le descrizioni attente e i precisi ricordi della esperienza missionaria di don Carlo hanno creato un clima di grande interesse nel pubblico presente. Al termine della serata, don Maran ha distribuito il volume con il cui ricavato verrà lasciata una offerta alla parrocchia.

Alla serata, aperta e chiusa dai saluti del parroco-abate don Andrea Masini, era presente per il Comune l’assessore Sig.ra Raffaella Nalli, per la Pro Loco il presidente Carlo Gori, e una rappresentanza di Radio Riva.

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Giovanni Raminelli