Si sono svolte ad Ariano
ferrarese oggi, sabato 8 maggio, le esequie del pittore Alfredo Zanellato. Ne
scrivo con commozione avendolo avuto amico caro per lunghi anni, praticamente
dalla fine gli anni 70 del Novecento allorché si gestiva con lui, con la
scultrice Rita Da Re, con il critico d’arte del Carlino Antonio Caggiano e con
l’indimenticabile don Franco Patruno gli appuntamenti annuali del Premio di
Pittura Estemporanea “Campanile d’Oro”. Un premio fortemente voluto e sostenuto
a Serravalle dall’allora parroco abate don Giovanni Camarlinghi e dal
presidente del Comitato Fiera Roberto Tarroni. Quel Premio portò la parrocchia
a dotarsi di tele di artisti noti e meno noti con cui nacque la Pinacoteca
Parrocchiale di Arte Contemporanea. Non solo, donò una sua interpretazione
della chiesa e del campanile con cui si realizzò la copertina del mio libro del
1980 sulla storia del nostro paese. Alfredo era già, in quegli anni, un artista
a tutto tondo, affermato e conosciuto non solo in Italia ma anche a livello
internazionale. Aveva vinto il primo premio alla European Art di New York nel
1962, cui seguirono mostre in Russia, in Australia, in Nuova Zelanda in
Romania, in Jugoslavia, in Francia. Già
dal 1955 partecipò a collettive nelle principali città italiane con
presentazioni e lusinghiere attestazioni di merito di Balestrieri, Prete,
Portalupi, Spinelli, Brindisi, Quilici-Buzzacchi, Breddo, Tieto, De Grada,
Giuliani Oltre duecento i premi di rappresentanza e di acquisizione, oltre ad
una quarantina di primi premi. Fra i riconoscimenti più prestigiosi la Medaglia
d’Oro del Presidente della Repubblica e quella della Presidenza del Consiglio
dei Ministri. Pittore che ha rappresentato il Polesine, la quotidianità, senza
dover ricorrere a linguaggi privilegiati ma con uno stile caldo,
personalissimo, accattivante segno di un raggiunto equilibrio tra le cose reali
e l’idea di amore per l’umanità e per la vita, Zanellato ha esposto anche al
Palazzo dei Diamanti in Ferrara e, recentemente, con una magnifica personale
presentata dal comune amico Giuliani Galeazzo nelle sale del Castello Estense
della Mesola. Ritratti di una quotidianità con volti puliti, ancora emergenti
da una civiltà contadina mai consegnata in alcuna sua tela alla retorica e alla
nostalgia, Alfredo ce li ha offerti anche nelle poesie. Sì, anche la poesia,
quella che potremmo scrivere con la P maiuscola, codificata in versi
gradevolissimi e toccanti nella bellissima pubblicazione del 1997 “Parole &
Immagini”, corredata da tante riproduzioni di sue opere, con una prefazione di
Ottorino Stefani e un ottimo saggio critico di Renzo Biasion. In una bellissima
poesia dedicata alla moglie, conclude la composizione scrivendo: “E se dovessi un giorno/al passo della vita
cedere, /chìnati a sollevarmi/ e chiedimi se ancora/ vivo per te”.
Zanellato vive nelle sue opere, nei suoi versi, soprattutto vive nel ricordo e
nell’affetto dei famigliari e di quanti hanno avuto il privilegio di averlo per
amico. Ciao, Alfredo!
Giovanni Raminelli
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