martedì 28 aprile 2020

Il nuovo romanzo di Giovanni Raminelli Sacrileghe fritture e altri ragguardevoli fatti accaduti là dove inizia il delta del Po.


E ancora fresco di stampa il terzo romanzo storico di Giovanni Raminelli, che conclude la triade di vicende ottocentesche ambientate in quel di Serravalle e nei paesi limitrofi sia papalini che assoggettati al regno lombardo-veneto. I primi due romanzi sono stati presentati in varie sedi, e sempre accolti con favore dagli ambienti culturali ferraresi e rodigini. Ora la saga volge al termine con un titolo che incuriosisce: come è stato possibile giungere a dei sacrilegi realizzando fritture?
L'autore, nel tessere la trama di questa sua ultima fatica, utilizza alcuni dati ricavati da fatti realmente accaduti negli ambienti dell'abbazia di Serravalle, ma trasfigurati e riproposti con uno stile ricco di dialoghi, di salaci battute dialettali, di situazioni tragicomiche. Ma non solo. Nello scorrere della narrazione, ecco altre vicende da ritenersi decisamente ragguardevoli: l'osteria e i suoi avventori, le sganzèghe di fine mietitura, il facitor di bambole, il ricco possidente agrario padre-padrone, la figlia negletta, le comari sadicamente linguacciute.
Al lettore il compito di immergersi in un testo indubbiamente piacevole. Il percorso narrativo, sempre scorrevole e ricco di colpi di scena, si snoda dunque fra personaggi veritieri ed altri inventati. Il quadro che ne scaturisce delinea le vicende di una variopinta umanità segnata dal Po, dalle fatiche del vivere quotidiano, dalle tradizioni civili e religiose, e da rapporti non sempre facili fra i residui di un paternalismo nobiliare d'altri tempi e una classe popolare e borghese sempre più protagonista delle storie, che tanta parte hanno avuto negli avvenimenti del biennio 1838-1839 e negli anni immediatamente preparatori dell'unità nazionale.
Il testo si conclude con l'uscita di scena del conte Leopoldo, raro, isolato esempio di umanità, di saggezza e di profonda fede. Raminelli - come già detto - non rifugge dalle citazioni dialettali, talune ormai desuete ma sempre gustosissime, che imprimono una vivace dinamica alle azioni, ai pensieri, ai sentimenti dei personaggi che ben rappresentano le genti di quell'epoca. Un romanzo di 102 pagine da leggersi d'un fiato che l'autore dedica a quanti amano le storie delle genti di qua e di là dal Po.


(Zan. Di Pac.)

martedì 21 aprile 2020